Renitente alla leva futurologica
tecnica mista su carta
1998
Sabato 17 marzo 2012. Rinvenuti in fascicoli contenenti gran quantità di schizzi riportati dalle diverse trasferte nei decenni passati, ho trascritto qui di seguito questi versi datati Cori, domenica 15 marzo 1998 (e pertanto coevi ai molti altri datati 1998 e dati a stampa con “Da Alchera alla City”…).
Forse attuando una tale religione
Traverso con energico passo senile
la fresca ombra del cupo querceto
scendendo il versante est della ‘Valle d’Inferno’
nel perfetto silenzio del meriggio;
e quando sull’altra sponda riconosco,
sovrastante dall’alto come una enorme
mascella, il colossale corrugamento
di bianca pietra in strati ben simmetrici
e mi pare che esso addenti la maceria
fogliare e granulare insidiosa e infida
del bruno camminamento, ne traggo immagini
che sento adatte a un colloquio di Consanguinei….
La linea scintillante del mare lontano
frecciato dai raggi solari si insinua nel vertice,
base di un orizzonte appena affiorato;
e in quella meridionale librazione
quasi si fanno accessibili i sentori di Thule,
trasudano memorie di imprese fiabesche,
ermetico tesoro della Grunland –
o forse reali e fulgenti in un cosmo ancor sano
serpeggiano tra mie memorie di una degenza
cittadina durata come esilio,
tardiva redenzione del nostro essere
tenuto in assedio asfissiante da astrusi Legali?…-
Penso: “Per quanto indotta dal bisogno
di garantirsi l’alimento quotidiano,
la faccenda dell’uomo si dovrebbe
tenere sempre sul nitido confine
delle interne esigenze della Natura;
orto e frutteto, vigna ed uliveto,
il calcolo del profitto e il lussuoso sperpero
non dovrebbero mai giungere a offendere
lo zoccolo pietroso del preesistente!…
Forse attuando una tale religione
avremmo ottenuto al Mondo ed alla Specie
tempi più lunghi e salute non truffata!…”
(Cori, Monte Lupone, domenica 15 marzo 1998)