Ah, come vitale e tenace mediterraneo mirto
lungo la balza pietrosa che sale a Norma
ti mostri tendendo dal tenero nuovo virgulto
verde, appena rinato, la branca affumicata
arsa per giuoco dal vandalo piromane
quasi arto di un mio simile caritatevole
a me wanderer cosmopolita e apolide!
Anche avvertendo: – Eppure, a dispetto di tutto,
qui mi ritroverai svettante e porgendo frutto,
esalando profumi inconfondibili, effondendo succo
ristoratore e salubre, la prossima primavera,
se il corso delle stelle vorrà concederne ancora
di ben opportunamente ordinate stagioni!…-
“E così sia di tutta la grande incompresa poesia, –
ho replicato, sostenendomi in rischio e tensione –
di tutta la grande e incompresa poesia,
di tanta misconosciuta dottrina e arte,
quando non più risuonerà la mia voce prosastica,
quella che ora recita disappunto legittimo
nel tempo che mi considera e che sento estraneo;
quando magari superstiti frammenti
tocchi a un sopravvissuto in più fertile atmosfera
leggerne come è accaduto a me di leggerne
di un certo Pindaro, di un certo Stesicoro…
Si, dopo la irreprensibile verifica della mia profezia,
elpìdas exopìso barèias profainomène…” (1)
(Sabato 12 novembre 2005)
(1) Stesicoro – P. Lille 76