Mentre in spaziosi recinti con buona acustica
danno in agile ritmo e con congruo fervore
water music concerti brandeburghesi,
si fondono i ghiacciai polari e alpini
e ancora assetata e ignara si dilania
ai Tropici in tribali faide e massacri
in altro cromatismo altra umanità.
Sì, il saporoso entretien di re e margravi
pasteggiarono a lungo urbane folle
e anche con ritardo frastornante.
Handel e Bach appuntino mantecati
hanno a lungo ingollato azzimati travets
nei loro dejeuners megalopolitani;
oppure lacerti ridicoli ne hanno
stipato nei personali telefonini,
ridotto in irritante suoneria
in qualche sveglia albale o mattutina,
spezzato in anguste celle negli spazi
restati, nelle private segreterie,
vuoti tra imbarazzanti richieste e
petulanti risposte su debiti e crediti.
Il verbo democratico ha reso lindi
e avveduti, sapienti e spericolati,
così, milioni di re, duchi, margravi..
Perciò l’intellettualistico criterium
di qualche tempestivo genio acustico
ha convinto che urgente era dotare
tanta così emancipata umanità
di una espressività che ben si attagli
al suo dissacratorio dinamismo.
Destri a percorrere con piglio energico
le strade un tempo precluse o temerarie,
così, milioni di re duchi margravi
centellinano ora astrusi ingorghi,
cervellotici intoppi delle voci,
cerebrali ibridismi di suoni e gesti;
gestori e utenti prevenuti e selezionati
con autoreferenziale compassatezza
applaudono macinando sbadigli e sbuffi.
Che fare?; pur vergognosi, ci accaparriamo
un posto ben distinto nelle vetture
invase da turistiche masnade
ciarliere, crapulanti, obese e infingarde,
sperando poter salvare dal trepestio
di piedi valghi, di callosi alluci,
in Africa, in Amazzonia, o anche a Celebes,
l’interstizio per cui dalla matrice
planetaria si effonde ancora il suono…
(6 ottobre 2003)