Lillipuziana pantomima delle Tricomonadi
Sbloccati i rugginosi boccaporti
del Vascello Civile in bel diporto
verso altri e più temerari futuribili
(stazioni stratosferiche, cosmici imperi)
riafferro estro tono e timbro della
lillipuziana ‘Pantomima delle
Tricomonadi’, dei minimi in tripudio
ora festoso tra i due regali pubi:
della Sabea Bilqìs e di Salomone
intesi all’esclusivo festino erotico
e alla fusione dei giganteschi imperi.
Ballata-pantomima delle Tricomonadi
Semicoro primo
Noi, le ‘candide’ giulive
nei più sordidi angiporti,
noi parenti in buona stima
di quei tarli che si impinguano
del buon legno degli scettri,
tricomonadi pruriginose
instancabili flagellanti,
disinvolte spietate amazzoni
entro lande microscopiche
percorriamo immensi spazi,
recapitiamo sentenze
inappellabili, ergiamo
capestri per lente agonie.
Semicoro secondo
Noi, le ‘candide’ giulive,
noi consorti in buona lena
di quei vermi che corrodono
con impegno quotidiano
i diaspri ed i cammei
sfolgoranti sulle fronti
in diademi ed in corone
di arrivisti dominanti,
tricomonadi pruriginose,
staffilatrici instancabili,
siamo l’unica speranza,
siamo l’ultima risorsa
delle plebi che voi opprimete.
Semicoro primo
Noi, le ‘candide’ giulive
tricomonadi pruriginose
siamo l’unica speranza,
siamo l’ultima risorsa
delle plebi da voi asfissiate
con il fumo del vostro orgoglio,
delle plebi da voi smagrite
con rapine e con balzelli,
delle plebi da voi schiacciate
con il peso del vostro arbitrio
negli spazi congegnati
per pacifica convivenza.
Tutti
Voi, diretti a mète astrali,
pretendete che il viaggio avvenga
tra festini lussuriosi;
stivati in lussuosi carriaggi
i preziosi e i superflui ornamenti
da esibire al trionfale arrivo
al Supremo Sornione Egemone,
trascurate l’esatto conto
di quegli infimi naturali
per cui corpo e regno durano
in organico complesso.
Opportuna e tempestiva
dalla Cattedra Biologica
giunga dunque la lezione
di cui siamo strumenti e araldi!
semicoro primo
Noi, le ‘candide’ giulive
nei più sordidi angiporti,
noi parenti in buona stima
di quei tarli che si impinguano
del buon legno degli scettri,
tricomonadi pruriginose,
instancabili flagellanti,
disinvolte spietate amazzoni
entro lande microscopiche
percorriamo immensi spazi,
recapitiamo sentenze
inappellabili, ergiamo
capestri per lente agonie.
Tutti
Noi dall’ilo del vostro consistere
organico, da dentro le cripte
del vostro viscido corpo
quand’anche odoroso, dal tetro
scantinato del vostro casamento
cellulare, dai retrattili budelli
in cui tenete con stentorei strepiti
i vostri festini erotici, brindate
con sperma e sfegma, noi valletti e araldi,
coppieri sgattaiolanti gratuiti e anonimi,
giungiamo in processione salmodiante.
Con mosse furtive e destre ci sistemiamo,
al termine dell’orgia, sulle mucose
delle stremate vulve, dei membri affranti,
facciamo drenaggio e remora dei vostri
pretenziosi programmi di orgoglio e imperio!
Semicoro secondo
Noi, le ‘candide’ giulive,
noi consorti in buona lena
di quei vermi che corrodono
con impegno quotidiano
i diaspri ed i cammei
sfolgoranti sulle fronti
in diademi ed in corone
di arrivisti dominanti,
siamo l’unica speranza,
siamo l’ultima risorsa
delle plebi da voi asfissiate
con il fumo del vostro orgoglio,
delle plebi da voi smagrite
con rapine e con balzelli,
delle plebi da voi schiacciate
con il peso del vostro arbitrio
negli spazi congegnati
per pacifica convivenza.
Tutti
Più nel tempo si protende
la durata della specie
e più labili, più effimeri
gli individui vi hanno posto.
Si frammenta in illusioni
e in promesse inaffidabili
l’orgogliosa preminenza
dei più destri nella mossa,
manigoldi intraprendenti
o ben pingui ereditieri.
Ma al puntuale resoconto
di decenni, secoli, ère,
non compaiono vessilli
né si accendono colori
sulla truppa che ora ha smesso
tanto lagni che sussiego;
reca torpida carcassa
in identico squallore
chi poteva e chi soggiacque!
(Cori, 22 dicembre 2011)