La labile arte del mimo,
di segni che presto si sfaldano
come spirali di fumo
che un giocoliere dispone
a vista di idiota ciurmaglia
nasuta, festosa, caparbia
nel plauso al gaglioffo despota
dopo il furto plateale,
la scoperta della tresca,
del malcelato assassinio!
Prima inviluppo magnetico,
appresso vapore impalpabile,
anonimo in spazi profondi
dove si stagliano imprese
di più mordente prestanza
offrendo memoria ai superstiti
di scorrenti generazioni.
Ah, quando il teschio di Yorick
dalla zolla appena rimossa
solleva il principe Amleto,
schizofrenico messaggero
di quanto è impossibile fare,
e impossibile non fare!
A quale età della vita
intende alludere?, a quale
età dell’Uomo? Alla nostra
di Intuitori inascoltati?
A quella del fanciullo ugandese
strappato alla madre e armato
perché combatta una guerra
di cui ignora motivo e fine?…
Nel sito nel quale impartiscono
i Signori del Discorso
lezioni di eccelsi studi
sul Bello, sull’Utile e il Giusto
grava un fetore nauseante
di spurghi necrotici emessi
da anodine macchine. Appena
un anno dopo la morte
del docente nessuno ne fa
più memoria né astiosa né grata.
E quando, destato in Qualcuno
il genio latente in Ognuno,
risuona il sornione starnuto
nel refettorio i Mediocri,
inforcate più spesse lenti,
chinano il viso sul piatto
ripieno di grassa vivanda,
l’estetistico banchetto
melodici rutti suggellano,
la Storia ha inghiottito il misfatto…
(Giovedì 28 maggio 2004)