Avanza con un suo passo mal studiato
ora frenetico ora incerto ora prudente,
e lentamente effonde sull’asfalto
e tra le ombrose verzure dei giardini,
nell’ora della siesta sazia ed ilare
dei facoltosi, importune lamentele,
stentate querimonie su orzo e miglio.
Vorresti che si facesse presto sera,
che il turista africano, scimmiescamente
gustato il menu europeo, si inerpicasse
lungo la palma che svetta imprevedibile
in un angolo buio e ispira idillio
solo al vecchietto reduce dal carcere,
esperto nei più astrusi stratagemmi.
Comprendi che la stagione convincente
a serrarsi in ermetiche clausure
giunge sin qui dai quadri di Emil Nolde,
giunge sin qui dai romanzi di Knut Hamsun,
giunge sin qui dai drammi di Anton Cechov,
dopo spediti a Port Moresby o a Brisbane
alcuni tranquillanti telegrammi.
E chiedi: “Gli itinerari delle anatre
permarranno immutati per altri secoli
nonostante le guerre micidiali
che Seniori Tiranni imporranno ai popoli
oppure si scomporranno in inerti fili
reggendo l’ultima piuma di un solo superstite?…”
Non si valica indenni il confine profondo!
(6 novembre 2002)