Dovete studiare a fondo, del tiranno,
l’intera costituzione, sollevare
le placche della sua cote ferrigna,
annusare nella rosea mucillagine
la fetida lutulenza dei suoi visceri
nutriti delle migliori derrate e bevande,
connettere con l’intera fisionomia
il corteggio servile e compassato
dei suoi ministeriales, cancellieri,
notai, scribi, cattedratici puntuali
nel ripianare in verbis i suoi conati
prometeici, le sue sigle galvanizzanti;
vagliare come neanche il possente urlo
postumo del mozartiano Requiem possa
modificare un tratto del suo arbitrio,
rendere per un attimo flessibile
il decreto coerente in tutti i nodi,
flettere la proterva pretensione
dei melensi poetastri che lo assistono
e che dalle finestre della sua reggia
espongono gli emblemi ed i messaggi
che invogliano la massa resa atona
a disporsi compatta sull’ultima rampa
del millenario declino di antiche prestanze!…
(14 marzo 1997)