22 settembre 2005. Recuperato da un deposito di inediti il componimento che segue.

 

Sogno degli uomini una città ben verde

 

Il secolare pino, la colossale magnolia

che svettano nel sole di maggio limpido

dai nostri cortili umidicci, che protendono

contro il nembo invernale dai nostri viali

pretenziosi la fiera cervice, dovremmo

davvero sogguardarli con umile sguardo

dal groppo del piede calloso al rameggio minuto.

 

Le loro membra prigioniere grattano

i muri esterni del civile carcere

mentre inzeppiamo stomaci e cervelli,

noi guadagnati ai ritmi pervicaci

di alcuni corollari con cinica enfasi;

i loro sguardi si allungano e protendono

verso spiagge di oceani di peso immenso.

 

Sono giganti capaci di confidenza;

nulla dei nostri romanzi temono o soffrono;

però sul podio lussuoso del despota clanico

le loro foglie volteggiano e cabrano

come le squame della mia epidermide

sul traffico angustioso del formicaio

pedonale, dell’ingorgo motoristico.

 

Sogno degli uomini una città ben verde,

con luoghi di sosta e silenzio per gli affannati,

dispense di cibo sano e di balsami teneri.

Però l’architetto geniale non sa collaudarla;

e già le generazioni nuove dileggiano,

mentre egli contratta spietate parcelle,

la stanza in cui si esporrebbe in luce migliore.

 

(4 maggio 1978)