(…bàle dè bàle kerùlos èien!…)
Sapere che ti soffermi o anche ritorni
su una pagina mia questo rinfocola
ora gli estremi barlumi del mio ingegno,
di quel cordiale impulso che è il mio naturale
bene nutrito dal verbo di alcuni saggi.
Vale per me più che l’applauso reso,
mentre sprofonda in abissi immemorabili,
da una folla appagata e ben sedotta
ai campioni togati e incravattati
in auditori di stordente acustica.
Così finché il mio orecchio saprà cogliere
il verso della pernice e fluirà dal corpo
impastoiato qualche mio messaggio
ben sia che, corso lo spazio che ci separa,
esso risuoni tò t’argùrion pròsopon (1)
come lo strido del cerilo di Alcmane
tu essendo alcionessa ultima, ma non tarda,
nello stormo allora ormai alipòrfuros…(2)
(Lunedì 21 aprile 2005)
(1) il candido viso (di Agesicora); da un partenio di Alcmane
(2) color di conchiglia, di porpora; da Alcmane: Il cerilo