(umorosa concione di un mio personaggio)

 

Ora finalmente potrò spavaldamente

strepitarlo – dall’alto terrazzo arioso

sullo spettacolo astruso della Città –

che io, io avevo ragione, non loro!

Io, il solitario trascorritore di montagne deserte,

Io, il centellinatore delle umorose quisquilie

di ingenui volanti che con disgusto scorrevano

tra sparatorie di sanguinari despoti;

perciò sdegnando i verbalismi inconcludenti

come i melismi flemmatici ed anodini,

la lega del battagliero strepitante

contro il massone faccendiere tenebroso!…

Attraversando naturistiche utopie;

mai consultando farmacista e medico

del crocicchio vicino, ho disertato

gli Auditorii che crepitano di applausi

resi al prestigio di questo o quel suonatore

però spolpato del fascino che spirano

sui madidi spartiti i panorami;

io, il ciclista silenzioso su polverosi sterrati

radianti dalle autostrade sempre gremite

da folle di forsennati tachìmani in ferie,

infine, con piglio serioso e sonoro inveisco:

“Saldati pur senso parola figura suono,

la simbolica arte resta inerme

e inerte. Dobbiamo inaugurare

ogni giorno, con puntuale ascesi

rioccupando il cerchio fisiologico

del personale stato provvidenziale,

l’atto per cui una fertile vivipara

ha come ritratto in un proprio quadro

l’inesauribile potenza della zolla,

in sé ha effigiato il seno della Natura!…

Ora, ora che i ruminatori di pettegolezzi astiosi,

i maniaci ingorgati di pietanze folli,

ora che i praticanti tabacco e droghe,

ora che i distratti sorvolatori di oceani

e di deserti, di gioghi andini e himalaiani,

seppure imperturbabilmente celebrati

da agiografi mestieranti in chiese e in senati

come talenti bruciati da passioni comunque

alla lunga gratificanti per l’intero Genere,

si sono amalgamati in asmatica polvere

che turbina e che prostra nelle canicole…”

 

(Domenica 8 marzo 2009)