Un ghiribizzo del mio bilioso Autore

mi sbalza fuori dal saggio di Daniel Rops

e mi pone a indagare con piglio censorio

quanta porzione del tempo mattutino

trascorre la gente comune e quella ‘di pregio’

a reggere in buon raccordo mente e intestino;

infine mi scaraventa nel chiassuolo

di Jonathan, l’estroso Decano irlandese,

durato per decenni – e quasi da nascita…-

in stallo paralizzante del senso e del gusto,

irretito da una nevrotica pudicizia

nel dubbio se proprio quel Dio di cui pratica il credo

non abbia, impastando l’umano, sgarrato misure

col porre in adiacenza strumenti del sesso

fertile e fetidi espurghi di mucose cloacine.

 

Qui, nel chiassuolo in cui annaspa Jonathan

nella per lui difficile  escrezione

del fetido detrito per lui orripilante,

per lui maldestramente situata dal creatore

quando impose adiacenti nel corpo dell’uomo

la fetida cloaca e il truogolo in cui,

bisbigliante salvifico opificio,

mulinando edoné si perpetua la vita:

“Io rappresento – proclama con ctonio rombo –

il genus immortale sul suolo terrestre

con la bronzea evidenza della forma!

Io sono la piramide che ha la base

ben piantata sul chakra Muladhara,

il vertice nel pensiero, risorsa e rischio!…

 

Un giorno comparirò nella mente insonne

di un certo Auguste Rodin, a Meudon, Paul Dukas

rifinendo appuntino il suo“Apprenti sorcier”,

Antonin Dvorgak il proprio “Z nového svéta”!

Reso maturo da fiamme in ardita fusione,

in fulgore glorioso verrò esposto

alla vista di pavidi borghesi,

di fantasiosi idealisti, di metafisici

ancora insonnoliti, onde dar certo conto

che assai ben congruamente le energie

in natura latenti si compongono,

e poi il composto sospingono ed evolvono;

per questo lo sterco scorre lungo mucose

umide, il muscolo si distende nell’ebbrezza,

ma il chiodo frena a tempo l’estrosa voluta…”

 

E starà a te, se questo foglio leggi,

carpire lo sconvolgente concetto che,

con grammatica nuova e con estro fantastico,

in esso è stato trasfuso di un poetare

inteso a penetrare in anse e in golfi

di una ben palpeggiata fisiologia,

quella che fu scartata dal glossario

estetico che Accademici Schizzinosi

hanno per secoli imposto a platee debosciate;

inteso a penetrare nei problematici

inviluppi per cui la mente spavalda

e temeraria ha tratto l’intero Genere

a urbana confidenza con la Catastrofe

quotata come esito logico e coerente

di un giuoco articolato e pur dilettevole…

 

(Cori, 3 dicembre 2011)