Non furono  maschi traci che tatuarono

le Menadi per punirle dello strazio

fatto di carni del Cantore Eccelso?

Bene, ora stanno silenti e radicate

in materna effusione con branchi porcini

né più in corteo promiscuo e forsennato

scorrazzano per contrade ventilate.

Ma di’: “Quale profitto ci hanno acquistato?…”

“ Appena la certezza che né i misteri

di Dioniso né quelli  a cui tributava

ossequio il tracio Orfeo dalla vetta,

ogni alba, del Pangeo selvoso

oggi risolverebbero i nostri dilemmi

su quanto è conveniente al sopravvivere

in un pianeta che con cieco arbitrio

è stato abraso, da ère immemorabili!…”

 

E dunque non schernirmi, non dare in sarcasmi

se provo a raffigurare il mio incontro col Musico

osannato, glorioso

a parole saccente futurologo

ma asmatico e dispeptico pedone

nel fatto quotidiano, tre decenni

prima di oggi: sorpreso a perlustrare

mescite appena appena svuotate dagli

urbani tracannatori alticci e arzilli,

pretendeva pasteggiare nel silenzio,

inconsueto in quei profani templi,

il crepito più formoso ed adescante

che vitree damigiane, fiaschi, ampolle

dànno se infrante da magistrale verga;

clou vorticale di un certo suo chef d’oeuvre

 

(1 settembre 2004)

 

…è che il calamo duttile

rende lo sgorbio utile…;

e tu prima, Piranesi,

ammonisti: “…col sporcar si trova!…”

 

(Annotazione che rinvengo affacciata sul margine destro e in alto di una pagina ingombra di schizzi estemporanei, probabilmente eseguiti, viaggiando in treno, su uno dei piccoli taccuini che reco con me quando mi sposto a piedi o con qualsiasi altro mezzo)