In Cnosso, dall’alto di un colle verdeggiante

e ben fiorito, scorgemmo noi Pasifae

ben abbrancata ai lombi del suo toro.

Infissa nel suo membro, palpitava;

i suoi ululati e i muggiti del suo ganzo

al nostro orecchio giungevano gradevoli

nella distanza già spettacolare…

Ma quando,  compiaciuto, impostò Dedalo

il registro prosastico a melliflua

intonazione, il complesso di quei suoni

spiranti da lontano o appena emessi

fu musica attuale e avanguardistica…

Pensa, ad Atene le fanciulle ancora

durante la luna piena di mezza estate

si spargono nei campi per raccogliere

rugiada da macerare in misture magiche

con cui riattrarre a sé il distratto amato,

indurre a rassegnazione il tradito o il geloso…”

 

(Giovedì 2 marzo 2000)