Monet, Renoir, Cézanne in veglia costante
dagli esordi vitali fino a vecchiaia artritica,
fino al giorno che vi si vide tenere
il pennello legato alla mano, fino al giorno che
teneste passo impedito dalla gotta.
Non tolleraste vacanza nella lettura
di questa inesauribile Natura:
gemme appena dischiuse sul ramo,
foglie ingiallite volventi dalla branca
materna (così istruiste che l’uragano è
degno di memoria quanto l’afosa bonaccia).
La neve e il vento, la pioggia e l’arsura,
il Settentrione e il Mezzodì, la notte e il giorno,
la Casadell’impiccato e le svanenti Ninfee;
e voi demiurghi della loro rilevanza,
elusa l’ambizione per un diverso merito
della cosa, l’Arte mostraste squama della Vita,
la Musicaeffluvio, essenza del reale.
Più che ossequiare l’opera vostra importa
custodire con garbo la memoria
del gesto con cui le deste compimento,
trarre ad esempio, dunque, il costume e il passo
di voi, alfieri di istinto di contro a ragione,
di voi, testimoni dell’assioma che
‘l’apparato sensorio coglie più
di quanto accerta la mente percettiva’. (1)
(14 agosto 2000)
(1) Aldous Huxley, ‘L’arte di vedere’, XI